Presti-digitalizza-zione

Di Paolo Ceccato

Se “una rosa è una rosa”, come proclamò Gertrude Stein, allora un sitoweb dovrebbe essere un sitoweb. Dovrebbe.
La differenza sta nel fatto che, se sapessimo cosa c’è dietro il digitale (sitiweb, applicazioni, paperless, cashless, registri elettronici ed elettricità varia), torneremmo alla macchina per scrivere.
Se non al calamaio.
E invece qui siamo. A sentir gli esperti, la forza del cosiddetto digitale, e rivoluzioni annesse, sta nel fatto che tutti lo utilizzano, ma nessuno sa bene come sia: incompetenza portami via.
Non ne sa nulla l’utente finale, ovviamente e legittimamente.
Il tecnico qualcosa sa, ma è pagato per.
L’esperto, quello che sviluppa protesi e funzioni digitali,
ovviamente sa, ma non si ritiene responsabile delle conseguenze del suo lavoro nell’insieme degli eventi; infine, c’è il tecnocrate, ovvero colui che trasforma la competenza in potere, il proprio, e, come si sa, chi detiene il potere tende a mantenerlo.
Soprattutto se economico.
In pratica, alla fine, tutto va avanti in un insieme di attori che non sanno, chi per un verso, chi per un altro.
E il nostro sito web? Eccolo qua, di nuovo in piedi, perché ce ne è un altro, il backup, pronto a sostituirlo in caso di.
Sono sempre in coppia, nel digitale, originale e backup, come Don Chisciotte e Sancio Panza. Un po’ come se, per abitare una casa, dovessimo avere una casa gemella identica, nel caso quella
dentro cui dormiamo si rendesse inabitabile. E così per l’automobile, la bicicletta etc. In pratica, un mondo di doppioni, triploni, quadriploni… Mentre nel mondo reale tutto si impoverisce. Va beh.
La digitalizzazione diventa così, giocoforza, “prestidigitalizzazione”, cioè un gioco di parole tra digitalizzazione e prestidigitazione, ovvero un gioco di prestigio, dove prestigio è l’illusione prodotta dalla prestidigitalizzazione da cui nasce il prestigio come autorevolezza, ovvero la forza. Gioco e forza.
L’etimologia non sbaglia mai.
Ecco, perché, quando il saggio indica la luna, il più saggio guarda il dito, quello del “prestidigitalizzatore”…