Etichette e identità

Di Marina Lanza

Colore di pelle, età, chili, scelte personali, professione, sessualità iperclassificata, così come tanto altro, sono etichette che ci fanno identificare sempre di più con la nostra percezione corporea, condizionandoci.
Spinta dalla cassa di risonanza dei social, l’attenzione si focalizza lì e, ormai, dipende da quella collocazione artefatta, proveniente da chissà dove, sapere se sei, cosa sei e quanto lo sei: se sei “in” o sei “out”, se sei bravo o cattivo; ma anche… se sei abbastanza bravo (ricordate il numero di certe dosi?). Da lì si delinea il tuo profilo, che determina anche se puoi stare in un certo posto, con certa gente.
O no.
Il fine è arrivare a convincerci che quello status, quel posto in quella mappatura, con quelle etichette e quelle certificazioni… sia un parametro assoluto e universale, che assimili in toto tua stessa identità, fino a diventare una questione di “essere o non essere”, di vita o di morte.
Facciamo attenzione: questa percezione impoverita di noi stessi, può essere un potentissimo strumento di manipolazione.

Qual è, allora, la vera natura dell’Io?
Noi non c’entriamo nulla con tutto quello, ognuno di noi è un “pezzo unico”, inclassificabile e in continua evoluzione.
Noi siamo una scintilla di Coscienza che sta facendo esperienza di sé in questo piano temporale.
Se siamo connessi con questa Realtà, è impossibile manipolarci: la Coscienza è immutabile ed eterna.
Paradossalmente, quella connessione esiste anche se non ne siamo consapevoli, ma la possiamo cogliere ogni volta che avertiamo che qualcosa non risuona, stride, è distorto, che non torna con il fluire naturale dei fatti e delle cose.
Ecco, là, nessuno può colpirci.
Mentre i nostri corpi sono bersaglio facile, caduco e vulnerabile, e se ci immedesimiamo completamente in loro, se lasciamo prosciugare quel nostro collegamento profondo con la Coscienza, siamo preda di ogni minimo ricatto.
Il successo del terrorismo mediatico durante il “Coso” ce na ha dato lo scenario perfetto.
Là è stata chiarissima la differenza: c’era chi si faceva domande e ha indagato riguardo l’assurdità di quello che stava succedendo e chi, nel panico ipnotico indotto, non solo obbediva incondizionatamente, ma aggrediva, a comando, i divergenti.
E’ la battaglia nella battaglia.
L’evidenza è davanti agli occhi di tutti, ma quanti sono pronti a prendere quella “pillola rossa”?
In questo video esemplare di David Icke c’è tutto questo e pure molto altro.
In attesa della seconda parte editata e tradotta, buona visione.

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