Svolgimenti, svolgere un tema, è proprio come i temi in classe, quando, sul foglio a protocollo piegato in due quindi riaperto e stirato, si scriveva in alto il titolo del tema e poi, sotto Svolgimento, lo si analizzava e commentava. Qui il tema è una citazione di un autore o scrittore, da riprendere, far conoscere e, modestamente, commentare. Perché Svolgimenti è anche svolgi, nel senso che distende, svolge, disfa, le menti. È mettere a soqquadro l’ordine per capire se è in ordine oppure se è un ordine.
“Lo spettacolo non è un insieme di immagini, ma un rapporto sociale tra individui, mediato dalle immagini”.
Guy Debord, La società dello spettacolo, 1967*
È forse una delle frasi più eleganti ed utili scritte nel Novecento, perché capace in poche parole di rivelare l’essenza dello spettacolo e, dunque, della società dello spettacolo in cui viviamo.
Di quelle “poche parole”, due sono, in particolare, basilari: “rapporto” (in francese rapport) e “mediato” (médiatisé).
Rapporto. Lo spettacolo non è dunque una serie di immagini che si susseguono, a cui lo spettatore assiste. Non è solo, dunque, un atto individuale che si esaurisce tra immagini e spettatore. Al contrario, lo spettacolo si insinua e modifica le relazioni sociali delle persone, attraverso le immagini che alterano la percezione della realtà. Le immagini diventano agenti di controllo**.
Mediato. Nella frase citata, mediazione psottolinea il fatto che, attraverso la somministrazione di immagini, il rapporto sociale tra individui non si svolge più Dunque, non sono più gli individui a creare liberamente le loro relazioni sociali, e ad esprimersi liberamente in esse, bensì vivono relazioni create da altri. Ed è chiaro che chi ha il potere di mediare queste relazioni, le può cambiare a piacimento, esponendo gli individui a nuove rappresentazioni immaginarie, capaci di mutare i loro comportamenti sociali, ovvero le loro intenzioni verso la realtà che li circonda.
Secondo Debord, lo spettacolo non è più un oggetto di evasione, bensì è un soggetto di inclusione, ovvero è capace di unificare, in un immaginario artificiale, nel senso di non libero, relazioni e comportamenti sociali.
L’immagine, a differenza di un testo alfabetico, viene percepita in modo più immediato e universale. Tant’è che i primi “megaschermi” su cui apparirono immagini varie furono i portoni delle chiese e cattedrali, età medioevale, esposte conscene bibliche per suggestionare un pubblico per lo più analfabeta, mediando le loro relazioni sociali, appunto, con le suggestioni di scene bibliche e dunque assoggentando i fedeli a colei che ne possedeva l’intelligenza piena: la Chiesa.
Il terzo valore utile della citazione di Debord sta nel fatto che, una volta letta e compresa nel suo significato, abbastanza complesso, ciò che ci circonda quotidianamente oggi non appare più come prima, bensì se ne prende una certa distanza e si osserva tutto attraverso una lente nuova, critica, in grado di farci cogliere aspetti diversi e percepire la realtà attorno a noi con più consapevolezza.
Cioè di riconoscere lo spettacolo nella nostra società dello spettacolo.
In definitiva, lo spettacolo della società dello spettacolo è lasciare ad altri la nostra immaginazione e le nostre vite, cioè vivere in una rappresentazione del mondo costruita da altri ed erogata nello spettacolo, così come le nostre relazioni con gli altri e, purtroppo, anche con noi stessi. È ciò che il filosofo tedesco Martin Heidegger, in Essere e Tempo, descrisse come “vita inautentica”, ovvero imprigionata nel quel che si dice e si fa, dove si ha tutto, e soprattutto si vive la percezione di poter avere esattamente ciò che si vuole, ma non si è liberi di scegliere ciò che si vuole.
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* Le spectacle n’est pas un ensemble d’images, mais un rapport social entre des personnes, médiatisé par des images.
** È quasi spontaneo citare una delle scene più famose di uno dei film cult più celebri: l’immagine della pupilla dilatata che appare nella sequenza di apertura di Blade Runner di Ridley Scott, 1982, da cui è tratta la foto di copertina.
Ne avevamo già scritto qui, ma la citazione merita comunque di aprire Svolgimenti.