Incassa anche questo

Di paoloceccato

“I fax non funzionano meglio se a usarli è un professore di elettronica”.

Eric Hobsbawm.

In un passaggio del suo (celebre) libro, Il Secolo Breve, lo storico britannico Eric Hobsbawm spiega la relazione tra noi e la tecnologica con un esempio molto concreto: il cassiere di un supermercato. 

Il cassiere, scrive Hobsbawm, per svolgere il proprio incarico, utilizza una tecnologia complessa, senza comprendere nulla del suo funzionamento. 

Egli, il cassiere, si limita a leggere dei numeri sul monitor e a gestire il relativo pagamento. Punto. Per svolgere questa mansione, al cassiere, sono richieste capacità di attenzione e di sopportare la noia. Competenze, conoscenze scolastiche etc., sono ininfluenti nelle prestazioni della tecnologia utilizzata. 

Ed eccoci qua: noi, circondati da tecnologie che sappiamo utilizzare, ma di cui ignoriamo tutto. Tecnologie che funzionano, anche senza abilità scientifica. E che funzionano con successo, tanto da non preoccuparci di dipendere sempre più da loro, ovvero che, da strumenti, quelle tecnologie si stiano progressivamente trasformando in protesi, qualcosa senza cui non possiamo più sopravvivere. Così. 

Tornando al supermercato, chi scrive, nei suoi periodici riformimenti, viene regolarmente colpito, anche e soprattutto, dalla violenza impunemente esercitata sul cliente, durante le operazioni alla cassa. I prodotti acquistati transitano sopra o sotto il lettore del codice a barre e vengono velocemente spinti sul vassoio, da dove il cliente deve altrettanto velocemente rimuoverli imbustando tutto, per evitare che alimenti e bevande si ammassino, impedendo così alla cassa di funzionare a pieno ritmo e all’operatore di accogliere il cliente successivo, nel più breve intervallo di tempo.

Questa pressione esercitata sul cliente, tanto più dolorosa da osservare se il cliente non ha la reattività di un Roger Federer, ha un suo aspetto interessante. L’operatore alla cassa, già ridotto alle sue minime funzioni professionali, a sua volta riduce il cliente alle sue minime funzioni umane, ovvero a quelle di un mero ingombro e ostacolo al suo lavoro. Il tutto con giustificata rassegnazione, del tipo: “è così e io che ci posso fare?”. Nulla, ovviamente, se non spingere confezioni e pacchi giù sul vassoio, premendo sulla massa di acquisti per farsi spazio e passare al cliente successivo, stritolando nel frattempo all’opera per rimuovere velocemente la spesa, tra gli sguardi di disapprovazione generale. 

Il cliente del supermercato è dunque l’altra vittima di quella tecnologia che, oggi, gestisce supermercato e cassa ed è, il cliente, con le sue lentezze, il punto debole nella massimizzazione dei profitti. Il tempo, si sa, è denaro. Un punto debole che, in un futuro non troppo lontano, verrà probabilmente risolto rivoluzionando il sistema di consegna, con la scomparsa dei pagamenti in cassa.

Morale: il cassiere o la cassiera, nello svolgere velocemente il proprio incarico, inconsapevolmente spingono fuori mercato la propria funzione, perché economicamente inefficiente. Loro come noi: allo stesso tempo, carnefici e vittime: vittime di protesi tecnologiche che, alla fine, ci consumano, e carnefici, perché diretti responsabili di questa deriva.
Alternative?