Il dito e la luna

Di Paolo Ceccato

I proverbi, tanto più quelli antichi, c’hanno una forza che resiste al tempo. In questo caso, basta una piccola correzione, per portare con pieno successo, nei tempi che corrono (a cui non fa difetto il fiato), uno dei proverbi più noti e citati: “Quando il saggio indica la luna, il sapiente guarda il dito”. Il dito, appunto, cioè il cosiddetto medium. E il medium, si sa, è il messaggio che, in quanto tale, crea il messaggio stesso, più che indicarlo. Tanto più oggi, nel mondo del cosiddetto virtuale, dove il virtuale ci ha preso un po’ troppo la mano, dito compreso, tanto che la realtà non è più tanto realtà, ma qualcos’altro, a piacimento, col metaverso che fa il verso a cosa non si sa. E allora, il sapiente, prima di guardare la luna, guarda il dito che la indica, sapendo, il sapiente, che da quel dito potrà capire se fidarsi o meno di ciò che il dito indica, cioè cogliere i pregiudizi e i limiti che condizionano ciò che lui vedrà.
E così la luna non sarà più la luna, ma una luna, una tra le tante realtà oggi possibili, con facce diverse, prospettive diverse, verità diverse.
Mai fidarsi del dito in quanto dito. Prima di guardare la luna, ai tempi della (in)formazione di massa, osserviamo bene il medium che la indica. Ricordando che, a smascherare i ciarlatani che si spacciavano per medium, quelli delle sedute spiritiche, non furono gli scienziati che osservavano il fenomeno prodotto, ma i prestidigitatori, che osservavano il dito, per scoprire i trucchi che producevano i fenomeni stessi.