Di Paolo Ceccato
Tutta l’inclusività e l’accoglienza del mondo, certo, e poi, per accedere in una normale toilette, scopri che devi possedere una carta di credito. Non più monetine, se proprio. No, dove ti trovi è già tutto cashless: e anche “per far pipì”, si entra solo con bancomat, o carte di credito, va bene anche su smartphone o iwatch o protesi simili. E se non le hai, dette protesi elettroniche, la pipì te la tieni, contorcendoti tra gli spasmi di una vescica tesa come un tamburo, risacche di acido urico e prostata che ti si strozza inesorabilmente…
Così.
E chissà, forse torneremo a entrare in una toilette senza intoppi elettronici, ma solo perché una protesi elettronica o chip sottopelle pagherà automaticamente, registrando altrettanto automaticamente su qualche cloud che chi-qui-scrive il giorno x ha pisciato in un bagno della città di y e qualcun altro, di sua libera iniziativa, potrà poi chiedere al qui scrivente perché si trovasse a y, visto la sua situazione finanziaria, con che soldi ha pagato, e vedi di dare una risposta convincente.
Per non parlare, poi, del fatto che da qualche parte la sequenza elettronica di bit che memorizza che il qui scrivente ha pagato 50 centesimi “per far pipì” in un locale della città y il giorno x alle ore z, da qualche parte deve rimanere e per rimanere quei bit si devono trasformare in watt, cioè consumo energetico. Metticene trilioni…
Comunque sia, il fatto curioso sarà che, rispetto a ora, in quell’allora prossimo venturo di cui sopra, tutto questo apparirà normale, anzi, apprezzeremo come una liberazione il poter entrare nella toilette di una città senza carte o smartphone da digitare ogni volta, senza più ricordarci che in “una volta” precedente al più recente “una volta”, per entrare in una toilette, bastava un po’ di buona educazione e, se proprio, un caffè.
Aria nuova, sì. Come nei nuovissimi hotel, dove le finestre non si aprono più, l’aria è a ventilazione forzata e controllata e arriva in stanza da una bocchetta, attraverso condotte dentro i controsoffitti, sotto cui tu, sdraiato sul letto a guardare il controsoffitto, ti immagini dentro le condotte colonie di muffe e batteri, che inevitabilmente ti respiri, insieme all’insieme generato dai bagni, di nuovo i bagni, ovviamente senza finestra, bagni pulitissimi e dal design contemporaneo, da cui fuoriescono aerosol fecali che si depositano ovunque.
Appunto, aria nuova.
Sì, ma i filtri.
I filtri, certo, come no.
E, ancora comunque, tutto questo conta zero, come queste parole. Ciò che conta è partire, alla volta dei luoghi comuni, viaggiare su questa superficie infinita e piatta, perché la Terra è piatta, eccome se lo è, cioè senza profondità, senza poter andare in profondità, nel senso di capirci qualcosa, anche poco, ma qualcosa; no, niente, oggi si cammina sulle acque, mentre paghi sovrapprezzi indotti dal turismo di consumo, perché l’obiettivo è toglierti tutto il possibile, mentre tu assolvi al dovere di sentirti cittadino “di ovunque”, cioè di non sentirti più niente in nessun luogo, che diventano alla fine tutti uguali, quando comprendi la grandezza di McDonald, quello degli hamburger, cioè comprendi quanto sia preferibile mangiare schifezze con la certezza di pagare poco, ovunque tu sia, piuttosto del rischio di mangiare comunque robaccia, con la certezza di pagare uno sproposito.
Non importa, viaggiamo, dai, dentro questi “vettori” tipo carri bestiame, porte spalancate su aggregati inermi di scopo, con nessuno che capisce più nessuno, i maleducati che trionfano, i beneducati che soccombono, duty free per tutti, tutti spronati dentro corridoi recintati e controllati, con bastoni elettrici e, come il bestiame, ciascuno con l’orecchino di riconoscimento, digitale, con tutti i nostri dati, da dove vieni che vaccinazioni hai che razza (di consumatore) sei che cosa ti piace quanti soldi hai da spendere etc.
Sì, ma la privacy.
Ecco, sì, la privacy.
Perché, forse, nessuno di noi ha ancora compreso a fondo, proprio no, che cosa significa e che cosa comporterà il declino degli Stati nazione. È questo, secondo chi qui scrive, il problema. Lo è al punto che sempre chi qui scrive si augura che quanto grave il problema sia non lo debbano scoprire, ovviamente troppo tardi, le generazioni a venire. Perché gli esempi del passato non sono molto edificanti, anche se nessuno più si ricorda perché sorsero gli Stati nazione, con i loro Parlamenti e tutto quanto il resto, detto democrazia. Un resto che, nel cashless, non c’è più, per definizione.